
CON BACIO ACCADEMICO,
PREGO.
Il Sorpasso.
A memoria ricordavo.
Dino Risi.
Tragicomica la scena del passaggio a livello.
Di sorpassi ne ho combinati tanti in autostrada.
Un criminale incallito.
Altro che patente stracciata.
Il passaggio a livello, però, non mi è mai capitato.
Andavo troppo veloce.
Ho sempre, sempre, anticipato anche i treni.
Non c’era il Freccia Rossa e Italo.
Poco sarebbe cambiato.
Lancia HPE.
Spaniel sul sedile posteriore.
Il Canetto del Barone Guzman.
Milano, Principi di Savoia, Roma, Casalpalocco.
Tre ore ed un quarto.
Lista lavori di tagliando infinita.
D’Ortensio, capo FIAT a Roma per le auto “Press”, ancora la ricorda, secondo me.
Ma la parentesi automobilara si conclude qua, così.
Il sorpasso di cui è ben altro.
E’ quello compiuto su mia sorella Mariapaola, la secchia di casa,
ai tempi del liceo artistico di via Crescenzio.
La secchia, ora una foglia autunnale da far paura, bellissima pupa ai tempi era sempre portata d’esempio.
“Devi studiare! Basta bar e tramezzini”
Avessero saputo come si sono tradotti quei bar (Ruschena, Lungo Tevere Mellini, mica marane come oggi) mi avrebbero ingozzato di tramezzini.
Il sorpasso su Mariapaola accadde già in terza liceo quando al primo trimestre collezionavo ben due dieci in pagella.
Da vera secchia anche io.
Del resto come disegnavo io, nessun altro in classe.
Poi, è vero, il prof aveva un occhio di riguardo perché uscivo in barca a vela facendo sega a scuola.
Fa nulla.
Il prof Gherardini era uno serio, mica come quel fancazzista di Gaetano Castelli
acclamato e celeberrimo scenografo in RAI della trasmissione di Raffaella Carrà, Canzonissima.
Le sue cravatte lo strozzavano.
Già – secondo me – respirava poco per colpa del secondo fendente di spada nella storia dell’arte italiana.
Quello del naso del TIZIO del 1458, pe’ capisse.
Quello di un certo dittico ora agli Uffizi, opera di un tale dal nome Piero della Francesca.
Uno qualunque: duca di Urbino e consorte, tal Sforza di cognome.
Pochezze.
In quegli anni, i miei, non quelli dei duchi di Urbino, il dieci in pagella era strameritato.
L’aria e la pulizia compositiva delle mie tavole di disegno era da lode e bacio accademico.
Magari della figlia del prof Gherardini,
che ogni tanto accompagnava il papà nelle uscite in barca durante l’inverno.
D’estate aveva da fare.
Quella pulizia compositiva, di cui già è stato scritto tributo a Fulvio Cinti,
quella voglio anche su queste pagine.
Tutto qua.
Le mie fotografie meritano.
Un bel dieci con bacio accademico.
Punto.
(tempo di scrittura delle scemenze motivazionali di cui sopra:
dieci minuti.
Energia dissipata?
Incalcolabile.)
1 caffè grazie.
Uno?
Le Kessler… la notte è piccola per noi…
Appunto.
La notte morde, ferisce, fa sanguinare.
BMW Serie 5, 535i xDrive.
Autostrada Bergamo Milano.
Forse.
Quindi con la “M”…